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Pendolare dell'amore
(Testo
di Stefano Capelli musica di Sergio Scaldati)
E son passati ormai parecchi anni da quando io venivo con la Guzzi all'alba del sabato mattina sulla stradina di montagna e tu aspettavi ai bordi del tornante e ti sbracciavi appena intravvedevi due occhi di ragazzo un po' cresciuto lampeggiare sotto ai miei capelli neri
Parlavi un valligiano molto stretto che a me suonava quasi un bel francese capivo quel che c'era da capire e non ho avuto mai troppe pretese se non quella di averti più vicina ma solo nel fine settimana passare quei due giorni di riposo tra i cuscini del tuo seno generoso
Ricordo che amavi le poesie ma in cambio non studiavi quasi niente e il gioco era fin troppo divertente ingannarti con i versi di Prévert dicevi che parlavo molto bene e io brindavo all'ignoranza che spesso sbarrava la mia strada ma in compenso aveva aperto la tua stanza
Sapevi di un sapore di montagna di lavanda, di erba profumata di latte, di ginepro, di mentuccia le labbra parevan marmellata c'era insomma molto da gustare, da leccare, le dita, fino in fondo contemplare i tuoi occhi azzurro cielo carezzare il tuo culetto bello tondo
Venivo a scoparti con la Guzzi: regolare! Ogni fine settimana sembravo il pendolare dell'amore su e giù dalla statale Valdostana è andata avanti un'estate intera e poi fino ad ottobre o giù di lì finchè quando venivo per sciare dovevo rintracciarti allo skilift
facevi l'impiegata stagionale, la cassiera nei momenti di bisogno volevi guadagnare qualche cosa, coronare infine quell'assurdo sogno mi han detto infatti che poi l'hai sposato e io ho iniziato ad andare al mare la Guzzi, la via Emilia, un panino una birra e la moglie del bagnino
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